Il Segreto di Rosa – CAPITOLO 4
Arrivò il giorno successivo, ed ero ancora a letto a
riflettere sul da farsi. Non avevo dormito molto, perché non sapevo cosa
pensare dell’aver incontrato Gianni con un’altra donna, e soprattutto mi aveva
colpito la sua sfrontatezza.
Quella sera avrei avuto un appuntamento con lui e non sapevo cosa fare.
Mentre fissavo il soffitto, completamente assorta, mi arrivò
un messaggio: “A stasera.”
Era lui. Cominciai a essere molto nervosa.
Mi alzai con calma, aprii le persiane per far entrare la
luce in camera e andai a farmi una lunga doccia.
Di solito, mentre sono sotto la doccia, mi arrivano sempre delle forti
intuizioni, ma quella mattina ero confusa.
Mi preparai con tranquillità, presi la mia bici e andai al
mercato a fare la spesa. C’erano ancora poche persone perché era presto.
L’aria era pervasa da profumi contrastanti: il dolce aroma della frutta matura
si mescolava al pungente sentore dei formaggi, mentre il pane appena sfornato
emanava un tepore invitante. Le voci dei venditori si alzavano per attirare
l’attenzione, tra richiami, risate e offerte già animate. Pomodori rossi e
succosi brillavano accanto a mazzi di rape, bietole e spinaci, mentre tessuti
stampati ondeggiavano lievi al vento.
Era come partecipare a uno spettacolo fatto di storie intrecciate: ogni
bancarella parlava di sé, portando con sé un messaggio e una sorpresa.
Mi lasciai trasportare dai prodotti che mi sembravano più
invitanti e comprai tutto l’occorrente per la cena.
Mentre tornavo a casa, pensavo che fossi ammattita all’idea di avere ancora
Gianni tra le mura di casa mia. Sapevo che tra noi non sarebbe nato niente di
concreto, ma non capivo come mai fossi così attratta da lui. Forse era l’alone
di mistero che lo circondava.
Appoggiai la bici nell’androne del palazzo e presi
l’ascensore.
Non appena uscita, notai un pacco davanti alla porta e rimasi di stucco.
Sopra la scatola c’erano il mio nome e il mio indirizzo.
Incredula, entrai in casa, appoggiai la spesa, mi sedetti
sul divano e aprii il pacco.
Un profumo orientale, un po’ pungente, mi solleticò le narici. Sotto un velo di
carta velina si celava un abito da sera fantastico, un capolavoro di eleganza e
raffinatezza. Realizzato in seta fluida, di un profondo blu notte, era
impreziosito da minuscole perline che lo facevano cangiare, come se fosse
trapuntato di stelle.
Lo indossai: mi calzava a pennello. Lo scollo pronunciato
metteva in risalto il mio décolleté, mentre la gonna leggermente svasata
rendeva il passo fluido e leggero. A ogni movimento, il tessuto creava un gioco
di luci e ombre. Sul fianco spiccava un dettaglio raffinato: un fiore di tulle
e cristalli, applicato con maestria, che aggiungeva un tocco di romanticismo.
Trascorsi l’intera giornata a sistemare casa e a preparare
la cena. Il menu che avevo pensato era piuttosto articolato e ricco.
Come aperitivo, mi feci consigliare una bottiglia di Spritz rosé con frutti di
bosco, da accompagnare con tartine alla mousse di salmone e aneto, mini
crostini con formaggio di capra e miele e spiedini di mozzarella e pomodorini
con pesto.
A seguire, carpaccio di gamberi con agrumi e pepe rosa e flan di parmigiano con
fonduta di tartufo. Come primo, ravioli fatti in casa ripieni di ricotta e
limone, conditi con burro e salvia, serviti con un’insalatina di campo. Infine,
mousse al cioccolato con lamponi.
Apparecchiai la tavola con una tovaglia bianca ricamata che
era appartenuta a mia nonna, il servizio di porcellana bianca con bordo oro e
blu, calici di cristallo per il vino e le posate d’argento lasciatemi da mio
nonno. Come centrotavola, scelsi un bouquet di peonie rosa.
Tutto era perfetto.
Andai in bagno per prepararmi e, davanti allo specchio, mi
sciolsi i capelli. Un sorriso illuminò il mio volto. Sul letto, l’abito era
pronto, accanto alle calze nere a rete e alle scarpe col tacco. Mi sfilai
l’accappatoio e cominciai a spalmare sul corpo un burro alla rosa: a ogni
passaggio sentivo la pelle respirare in modo diverso, e il profumo mi scaldava
il cuore.
Mi spruzzai un po’ di profumo dietro le orecchie e sui
polsi, quindi iniziai a truccarmi. Optai per un look leggero e raffinato, ma
osai con un rossetto rosso fuoco.
Infilai le scarpe: per un istante sentii l’insicurezza che i tacchi di solito
mi davano, così feci un respiro profondo. Il cuore mi batteva forte, ma mi
sentivo pronta.
Nell’attesa, feci gli ultimi ritocchi, accesi le candele sul
tavolo e misi su un po’ di musica di sottofondo.
Si fece l’ora, ma lui non era ancora arrivato. Non mi
preoccupai subito, ma ogni tanto controllavo il cellulare, nel caso mi fosse
arrivato un messaggio e non lo avessi sentito.
Ero sul divano, lo sguardo perso fuori dalla finestra sui tetti delle altre
case, mentre i miei pensieri correvano come nuvole spinte dal vento.
Senza rendermene conto, mi addormentai profondamente.
Un suono improvviso mi svegliò: un messaggio appena arrivato.
Eran le 00:24.
“Scusami, ho fatto tardi. Ci vediamo un altro giorno, ti
chiamo io.”
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